Trenta nuove pietre d’inciampo in questi giorni posizionate nei municipi di Roma per la tredicesima edizione di “Memorie d’inciampo a Roma”. Un progetto che vuole rendere omaggio alle vittime della Shoà attraverso la deposizione delle Stolpersteine (appunto le pietre d’inciampo) sulle quali sono incisi i nomi di persone che abitavano in quel luogo poi deportate nei campi di sterminio: ebrei, politici e militari. La maggior parte di loro non ha fatto ritorno.
Questi sanpietrini della memoria sono stati ideati nel 1993 dall’artista tedesco Gunter Deming per ridare un nome e una storia a chi non ha lasciato traccia.
Quattro pietre d’inciampo in memoria della famiglia Pollak
L’iniziativa di quest’anno ha coinvolto i municipi I, V, VII, VIII, IX e XIII ed è stata inaugurata davanti a Palazzo Odescalchi in Piazza Santi Apostoli, ultima residenza dell’archeologo e mercante d’arte Ludwing Pollak, arrestato insieme alla sua famiglia il 16 ottobre 1943.
Lì, giovedì 20 gennaio, sono state poste le pietre alla presenza della curatrice del Progetto Adachiara Zevi, insieme alla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, al Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, Milena Santerini, Coordinatrice Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Miguel Gotor, Assessore alla Cultura a Roma e tante figure istituzionali intervenute durante il percorso.
Non si fa memoria da soli
“La Memoria deve essere con noi sempre, non soltanto il 27 gennaio– ha dichiarato la curatrice del Progetto Adachiara Zevi– lavoriamo ogni anno a questa iniziativa, coinvolgendo le famiglie, gli studenti e le istituzioni di questa città. La Memoria è una responsabilità collettiva di tutta l’Italia e di tutte le istituzioni- aggiunge la Presidente UCEI Noemi Di Segni- Mettere la Shoah al pari delle altre situazioni, facendone un’appropriazione indebita è un abuso della Memoria. Responsabilità che l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane chiede alle istituzioni nazionali. Perché non si fa memoria da soli”.
Durante le tappe del percorso, anche Sami Modiano, sopravvissuto ai campi di sterminio di Auschwitz- Birkenau e uno degli ultimi testimoni della Shoah si è unito al corteo in Via dei Giubbonari di fronte all’abitazione del suo amico Settimio Limentani, che tornò da Birkenau con Sami e insieme vissero in quell’appartamento, che nel 1944 era abitato dalle famiglie Limentani e Tagliacozzo. Soltanto Settimio è stato liberato e in memoria sua e di suo padre David, ucciso alle Fosse Ardeatine, sono state poste le pietre d’inciampo a fianco delle due dedicate a suo fratello Angelo e ad Angelo Tagliacozzo.
“Voglio ringraziare tutti coloro che hanno voluto ricordare queste persone– dice Modiano- questo fa si che la vita continui e che la nuova generazione faccia in modo che non accada mai più”.
Trenta nuove pietre, trenta storie si aggiungono ai tanti nomi deposti tra le strade di Roma. Insieme costruiscono una grande mappa della memoria, ancora in crescita.
Giorgia Calò