“Le parole sono il mezzo generale con cui gli uomini si influenzano reciprocamente” scriveva Sigmund Freud. Le parole sono anche lo strumento con il quale i media devono combattere i pregiudizi in varie situazioni. E chi meglio può parlare di un linguaggio adeguato se non Serena Dandini o Cristina Comencini, intervenute alla Fiera dell’Editoria indipendente Piu Libri Piu Liberi di Roma.
Dandini, la donna pensante della Tv
Intervistata da Chiara Valerio, la scrittrice, autrice televisiva e teatrale, Serena Dandini ha parlato nell’Auditorium della Nuvola di varie urgenze sociali che hanno innescatole sue creazioni. Il programma “La Tv delle ragazze” (1988) è nato dalla mancanza di voce che le donne avevano, all’epoca, nei media. Spesso loro erano rappresentati solo come elementi decorativi quando non ballavano o cantavano. L’autrice ha sentito il bisogno di introdurre in un mezzo di comunicazione così popolare come la televisione, proprio il punto di vista delle donne.
Dandini: “Diamoci una calmata con l’ossessione del linguaggio”
Con lo spettacolo poi trasposto in un libro “Ferite a morte” (2012), Serena Dandini è stata tra le prime autrici ad affrontare pubblicamente il tema della violenza sulle donne. “Mi piace quando le donne continuano un’iniziativa, prendo sentieri insieme che le porta verso una meta comune”, ha detto la scrittrice. Il pensiero si riferiva anche all’opera “Il catalogo delle donne valorose” che fa una panoramica di donne meravigliose ma sconosciute. Dopo di lei, altri autori hanno percorso questa strada e il suo scopo era stato raggiunto. Allo stesso tempo, la Dandini avverte sull’ossessione che si è creata intorno ad un linguaggio inclusivo ma forzato. “Dobbiamo darci una calmata con l’ossessione sul linguaggio. È importante, sì, ma ogni cosa va inserita in un contesto. Le frasi non vivono di vita propria, non possiamo prendere le parole fuori dai contesti e fare processi” ha concluso Serena Dandini. Studiosa di letteratura inglese, la scrittrice ha confessato che si è ispirata a Virginia Woolf, una donna molto divertente e ironica, incatenata però, alle convenzioni sociali.

Comencini: “No all’omologazione del linguaggio”
“Sono per le differenze, che devono esserci e vanno rispettate. Non sono per il neutro” ha detto la registra, scrittrice, Cristina Comencini nell’Arena Robinson di “Più libri più liberi”. Cristina Comencini ha sempre trattato temi importanti delle donne e delle differenze di genere ma sente che in quest’epoca, il linguaggio inclusivo diventa depersonalizzato. La desinenza neutra non fa un favore a nessuno.
“Ognuno e ognuna, anche non-ognuno e non-ognuna, ha la sua storia. L’omologazione, in termini pasoliniani, non è una cosa buona. Sono perché il linguaggio cambi, come è avvenuto per la parola “femminicidio”, inizialmente derisa e considerata brutta e oggi di uso comune. Ma le differenze di scelta, corpo e origine vanno tutte rispettate. Non vanno disperse in una specie di neutro in cui non si capisce niente”, ha commentato Cristina Comencini.