Nel discorso Te Deum di fine anno, il Pontefice ha sottolineato le grandi qualità di Roma, ma anche le sue difficoltà nell’includere chi fa fatica a vivere una vita dignitosa. “Una città accogliente e fraterna non si riconosce dalla “facciata”, dai bei discorsi, dagli eventi altisonanti ma dall’attenzione quotidiana, “feriale” a chi fa più fatica, alle famiglie che sentono di più il peso della crisi, alle persone con disabilità gravi e ai loro familiari, a quanti hanno necessità ogni giorno dei trasporti pubblici per andare al lavoro, a quanti vivono nelle periferie” ha precisato Papa Francesco.
Roma poco inclusiva con i fragili
Nei Primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio papa Francesco, nella Basilica di San Pietro, il Papa ha tenuto regolarmente l’omelia, ha assistito ma non presieduto la celebrazione. Al suo posto ha celebrato il cardinale Giovanni Battista Re. Alle celebrazioni ha assistito anche il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha ricevuto dal Santo Padre tanti punti di riflessione.
“A Roma tutti si sentono fratelli, in un certo senso, tutti si sentono a casa, perché questa città custodisce in sé un’apertura universale. Le viene dalla sua storia, dalla sua cultura; le viene principalmente dal Vangelo di Cristo, che qui ha messo radici profonde fecondate dal sangue dei martiri. Ma anche in questo caso stiamo attenti: una città accogliente e fraterna non si riconosce dalla “facciata”, dai bei discorsi, dagli eventi altisonanti. No. Si riconosce dall’attenzione quotidiana, “feriale” a chi fa più fatica, alle famiglie che sentono di più il peso della crisi, alle persone con disabilità gravi e ai loro familiari, a quanti hanno necessità ogni giorno dei trasporti pubblici per andare al lavoro, a quanti vivono nelle periferie, a coloro che sono stati travolti da qualche fallimento nella loro vita e hanno bisogno dei servizi sociali, e così via”, ha detto Papa Francesco nell’omelia. Inoltre, pensa che la bellezza della città può essere apprezzata solo prendendosi cura dei più fragili e vulnerabili.
Ritrovare il senso della responsabilità
Francesco ha accennato anche all’anno appena finito segnato ancora dalla pandemia. Dopo una fase iniziale quando le persone si sono strette insieme per trovare una soluzione, “si è diffusa la tentazione del “si salvi chi può”, ha sottolineato Bergoglio. Ma grazie a Dio abbiamo reagito di nuovo, con il senso di responsabilità. Veramente possiamo e dobbiamo dire “grazie a Dio”, perché la scelta della responsabilità solidale non viene dal mondo: viene da Dio; anzi, viene da Gesù Cristo, che ha impresso una volta per sempre nella nostra storia la “rotta” della sua vocazione originaria: essere tutti sorelle e fratelli, figli dell’unico Padre”.
Festeggiare Natale con stupore
Bergoglio ha ricordato che “non si può celebrare il Natale senza stupore. Però uno stupore che non si limiti a un’emozione superficiale, legata all’esteriorità della festa, o peggio ancora alla frenesia consumistica. Se il Natale si riduce a questo, nulla cambia: domani sarà uguale a ieri, l’anno prossimo sarà come quello passato, e così via. Vorrebbe dire riscaldarsi per pochi istanti ad un fuoco di paglia, e non invece esporsi con tutto il nostro essere alla forza dell’Avvenimento, non cogliere il centro del mistero della nascita di Cristo. E il centro è questo: “Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”.