Francesco Macrì è salito all’onore delle cronache per aver fatto conoscere agli italiani il jammer. Prima da tecnico nei confronti degli addetti ai lavori, poi ai lettori con il libro “Quando il boss non telefona più”. Il Jammer è quel dispositivo che può impedire l’esplosione di un ordigno e le comunicazioni telefoniche in una determinata area. Facoltà che avrebbero potuto salvare la vita di Falcone e Borsellino in passato e di altre personalità del presente e che potrebbero risolvere l’annoso problema delle comunicazioni nelle carceri italiane. Per il passato non c’è più niente da fare. Restano le speranze per il futuro.
Abbiamo chiesto a Macrì di ricordare la sua esperienza nella Santa Sede , quando attirò l’attenzione dell’allora dirigente vaticano Marco Scarpa responsabile della sicurezza di Benedetto XVI. Il papa è naturalmente uno dei soggetti maggiormente a rischio, da tutelare con il massimo dell’attenzione.
Francesco vuoi condividere il tuo ricordo in merito al tuo impegno per la messa in sicurezza dell’allora pontefice Benedetto XVI?
Correvano gli anni 2005-2010 quando presentai al Prefetto Antonio Manganelli, capo della polizia, l’apparato tecnologico denominato Jammer, per la messa in sicurezza del Santo Padre al di fuori delle mura vaticane. Portammo in porto anche un test operativo di installazione di un dispositivo jammer sulla macchina della Polizia di Stato (Ispettorato Vaticano) durante uno spostamento del pontefice. Anche se il test ebbe esito positivo per “mancanza di fondi” la polizia non acquistò mai il Sistema Jammer.

Il pontefice è sempre un soggetto a così alto rischio?
Per quanto riguarda il livello del rischio per la Sicurezza del Papa non si può, a mio giudizio, mai abbassare la guardia e se devo essere sincero, ad oggi non mi risulta che il servizio di scorta del Santo Padre sia ancora equipaggiato di tecnologia Jammer a protezione da ordigni improvvisati ( IED).
Quindi riproporresti il jammer anche oggi se ti chiamassero di nuovo per la sicurezza di Papa Francesco?
Certamente proporrei ancora oggi l’installazione di un jammer nell’autovettura di scorta al pontefice. Senza essere super esperti basta vedere cosa succede a Roma durante le visite dei capi di Stato esteri, per citarne alcuni, Biden, Putin. In quelle occasioni, al passaggio dei cortei di scorta, si bloccano tutti i cellulari e tutte le comunicazioni radio. Prova inequivocabile che sulle autovetture sono presenti i sistemi jammer.
Ma Papa Bergoglio può stare tranquillo oggi come oggi?
Per quanto riguarda la Sicurezza odierna del Santo Padre, sia interna che esterna alle mura vaticane, al di la’ dell’ utilizzo di tecnologie contro la minaccia di esplosivi, sono convinto che gli apparati di protezione e di intelligence che lo proteggono sono molto efficienti e funzionali.