Perimetrare più rapidamente possibile la zona rossa per evitare l’espansione del contagio delle peste suina e in due o tre settimane mettere in sicurezza i cassonetti. È questi il piano d’azione stabilito quest’oggi nella riunione tra Campidoglio, Regione Lazio, Ama, la Polizia Locale, e i Municipi interessati (del I, XIII, XIV e XV) per contrastare l’invasione di cinghiali nella capitale e la diffusione della malattia virale.
Mentre per quanto riguarda gli abbattimenti degli animali saranno messi in atto solo dopo il piano di contenimento. In base alle competenze il comune di Roma dovrà occuparsi della cartellonistica e materiale informativo sul contagio e sulla eventuale raccolta porta a porta.
Infine è stato analizzato il problema dei rifiuti, che rappresentano la principale fonte d’attrazione dei cinghiali. In base alla mappatura, richiesta dal Comune, Ama ha individuato circa 700 cassonetti, di cui circa trecento da attenzionare particolarmente, proprio perché vicini ai corridoi di passaggio degli animali.

L’Oipa contraria all’abbattimento dei cinghiali: “Il vero problema sono i rifiuti”
Ma l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) non condivide la decisione di voler procedere agli abbattimenti selettivi dei cinghiali e chiede al commissario straordinario per l’emergenza peste suina, Angelo Ferrari, alla Regione Lazio e al Comune di Roma, di essere ascoltata prima dell’emanazione di qualsivoglia abbattimento selettivo di cinghiali a Roma.
“Apprendiamo da organi di stampa di un’ordinanza pronta per essere emanata che condanna a morte cinghiali colpevoli solo di spingersi nell’abitato a causa dei ben noti problemi di smaltimento dei rifiuti“, ha dichiarato il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.
“Il presidente di Federcaccia – prosegue Comparotto – afferma di avere avuto incontri interlocutori con rappresentanti regionali e di aver messo a disposizione i suoi iscritti per il contenimento degli ungulati. Chiediamo di essere sentiti anche noi. Dare voce alle associazioni protezionistiche non dovrebbe essere un’opzione, ma un dovere“. L’Oipa ricorda che secondo un parere chiesto agli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa“.
Il numero uno di Oipa sottolinea che un serio piano di sorveglianza e prevenzione è possibile attuando un monitoraggio sanitario degli animali morti trovati nel territorio nazionale e non armando i cacciatori, anche perché studi scientifici dimostrano che agli abbattimenti segue un moltiplicarsi di cucciolate. “Lo ripetiamo: a Roma il problema sono i rifiuti, non i cinghiali“, conclude Comparotto.