È in corso l’individuazione, da parte della Polizia di Stato dei soggetti responsabili dell’apposizione di una bandiera nazista, sulla bara di Alessia Augello militante di estrema destra, morta a Roma il 7 gennaio scorso. all’uscita dalla chiesa di Santa Lucia.
Nella circostanza, durante l’attività d’osservazione, personale della Digos della Questura di Roma ha identificato diversi appartenenti all’estrema destra che hanno preso parte alle esequie.
La famiglia si dissocia dal gesto
La famiglia Augello e gli amici e la stessa chiesa dove è stata celebrata la cerimonia prendono le distanze da quanto accaduto. In un post i familiari affermano che Alessia non avrebbe apprezzato
“Siamo addolorati per la perdita della nostra amata Alessia. Ci dissociamo totalmente dai fatti che si sono svolti all’esterno della Chiesa, dei quali non eravamo a conoscenza e che nemmeno Alessia stessa avrebbe in nessun modo condiviso né apprezzato. Non avremmo mai permesso né autorizzato quanto poi è successo. Chiediamo ai giornalisti e a tutti quanti, vista la gravità della nostra perdita, di rispettare il nostro dolore e il nome di Alessia Augello”.
Il Vicariato deplora l’accaduto
Il Vicariato di Roma oltre a deplorare l’accaduto afferma che è avvenuto alla totale insaputa del parroco don Alessandro Zenobbi e che al momento del termine della cerimonia non c’è stato nessun segnale rivelatore di quanto sarebbe stato apposto sulla bara.
Gesto che ha suscita l’indignazione della comunità ebraica e di molti esponenti di sinistra come Giovanni Barbera del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista che non manca di ricordare che “il nazifascismo é un crimine non un’opinione”.