Muore dopo dieci ore di attesa su una barella. Rossana Alessandroni, 67 anni lo scorso giovedì finisce la sua corsa al policlinico di Tor Vergata dopo un calvario durato 24 ore.
La denuncia è partita da i suoi familiari: “Al Vannini l’hanno tenuta in attesa per ore prima di farle una tac- dice la nipote Irene Corda- se fossero intervenuti subito mia zia sarebbe ancora viva”. Ma l’ospedale si difende: “Ritardi per la procedura Covid”.
Ora la vicenda è finita sul tavolo della Procura ed è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo, in parallelo è stata avviata un’inchiesta interna della Regione Lazio per far luce sulle responsabilità del Vannini, l’ospedale delle figlie di San Camillo, nel quartiere di Tor Pignattara.
Dal Vannini al Policlinico di Tor Vergata , la lotta contro il tempo di Rossella
Rossana Alessandroni, vedova e mamma di tre figli, mercoledì scorso inizia ad accusare forti crampi allo stomaco. Si trova da sola nella sua casa in via Manfredonia, al Quarticciolo, alle 13 chiama il 118 e viene trasportata in ambulanza al Vannini in codice rosso. Qui viene parcheggiata in pronto soccorso per un arco di tempo che secondo le ricostruzioni va dalle 14 alle 23 mentre si contorceva per i forti dolori. “Mia zia ci raccontava al telefono che aveva molto dolore- prosegue la nipote- le avevano dato un antidolorifico e non si decidevano a farle una tac”. L’esame dell’ospedale con l’esito infausto arriva solo alle 23: dissezione della aorta ascendente con emorragia interna.
E’ solo di fronte al precipitarsi del quadro clinico che i sanitari del Vannini la mattina del 3 febbraio la trasferiscono d’urgenza al policlinico di Tor Vergata dove verrà operata alle 5 del mattino. Ma ormai è troppo tardi. L’ultima volta che ho sentito zia mentre era in ospedale- dice addolorata Irene- “mi aveva confessato che non ne poteva più, voleva solo dormire. I medici chirurghi che hanno eseguito l’intervento ci hanno spiegato che l’emorragia era in stato troppo avanzato”.
La famiglia chiede giustizia
L’ospedale Vannini si difende dalle accuse sostenendo che Rossana era risultata positiva al Covid appena entrata in pronto soccorso e che, dunque, le lungaggini sarebbero state causate dall’applicazione del protocollo Covid. Una tesi smentita dai suoi cari. “Le hanno fatto un tampone a Tor Vergata ed è risultata negativa. Era in attesa di fare la terza dose di vaccino”. Ora la vicenda è al vaglio degli inquirenti ma sarà impossibile fare l’autopsia perché i funerali di Alessandroni si sono già celebrati lo scorso 5 febbraio. Quindi il lavoro degli inquirenti sarà quello di incrociare i test anticovid delle due strutture sanitarie per capire se effettivamente la signora era positiva al Covid. Un passaggio importante per giustificare eventuali ritardi e cercare di comprendere le ragioni prodotte dal Vannini anche se, qualora la donna fosse risultata positiva al test, questa circostanza non sarebbe comunque sufficiente a giustificare la tardività dei medici. “La signora- replicano dal Vannini- ha fatto il percorso Covid che ha allungato i tempi, ma accusava dei sintomi generici, le sono state eseguite due tac e poi è stata trasferita al policlinico di Tor Vergata, l’hub di riferimento per la cardiologia”.
L’indagine della Regione
La Regione Lazio ha avviato un’indagine interna, e in una nota chiarisce: “E’ stato disposto un immediato audit clinico per definire tutti i passaggi assistenziali che hanno riguardato la signora Rossana Alessandroni, dai tempi del soccorso, al decorso presso l’ospedale Vannini, i tempi dell’inquadramento clinico, le relative modalità operative ed il successivo trasporto all’hub di riferimento Policlinico di Tor Vergata. L’amministrazione sanitaria del Lazio si impegna affinché “tutto verrà svolto con la massima celerità. Ai familiari vanno le sentite condoglianze, assicurando che verranno chiariti nella massima trasparenza tutti i passaggi clinici”.